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L'ALLARGAMENTO AD EST
L’allargamento
dell’Unione europea nel 2004 sanava finalmente la ferita aperta dal
conflitto est-ovest e dalla Guerra fredda. I nuovi Paesi dell’Europa
centro-orientale (Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania,
Polonia, Slovacchia, Slovenia), insieme a Malta e Cipro, diventavano membri
legittimi dell’Ue e i loro popoli condividono oggi gli stessi obiettivi di
democrazia, libertà e prosperità degli altri cittadini dell’Unione.
I nuovi Stati membri
hanno avuto una lunga strada da percorrere, poiché mancavano delle strutture
politiche, economiche e giuridiche consolidate ,necessarie per poter aderire
rapidamente all’Unione. Era pertanto evidente che il processo di adesione
avrebbe richiesto tempo, sebbene i leader dell’Ue avessero inviato segnali
politici positivi che incoraggiavano il loro ingresso subito dopo la caduta
del muro di Berlino nel 1989. L’allargamento ai Paesi dell’Europa centro-
orientale ha vissuto tre periodi distinti. Il primo legato agli
Accordi di associazione firmati tra l’Unione e i candidati
all’ingresso, con l’obiettivo di stabilire un quadro di relazioni
istituzionali ed economiche; il secondo riferito all’applicazione dei
criteri decisi a
Copenaghen(1993), e quindi all’avvicinamento del Paese candidato alle
regole dell’Unione, il terzo relativo all’apertura dei veri e propri
negoziati per l’adesione (1998).
Il sostegno della riforma
economica e democratica nei Paesi candidati per la preparazione all’ingresso
nell’Ue iniziava nel 1989, con il cosiddetto programma Phare di cui,
inizialmente, beneficiarono Polonia e Ungheria, i primi Paesi a liberarsi
dal comunismo. A Phare si aggiunsero successivamente due programmi:
ISPA, che sostiene lo sviluppo delle infrastrutture, e Sapard,
che aiuta i nuovi membri a modernizzare l’agricoltura.
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