LA SVOLTA DEL 1989 E L'EUROPA DEI 15
L’ ingresso di Spagna e
Portogallo apparve come l’ ultimo degli allargamenti possibili. Gli
equilibri internazionali di quegli anni difficilmente avrebbero fatto
presagire un nuovo allargamento.
Il crollo improvviso
dell’Unione Sovietica aprì una prospettiva diversa per il futuro dell’
Unione europea. Dopo il 1989 si delinearono due tendenze: la prima riguardò
i Paesi non socialisti (Austria, Finlandia, Svezia, Norvegia), la cui
posizione di neutralità aveva rappresentato un ostacolo all’ adesione
e a
qualsiasi organizzazione internazionale. La seconda interessò gli
Stati dell’ Europa centrale ed orientale che iniziarono la transizione verso
l’economia di mercato con lo scopo di incrementare i rapporti con l’Europa
occidentale. Le reazioni dei Paesi membri alle novità provocate dalla caduta
del muro di Berlino furono diverse. Il presidente francese Mitterand propose
la creazione di una Confederazione in grado di legare le
due metà dell’ Europa senza alterare le strategie e le linee di condotta
della Comunità europea. La Germania considerò prioritaria la soluzione del
problema nazionale e con determinazione e rapidità scelse la strada della
riunificazione immediata e della scissione dei destini della DDR da quelli
del resto del gruppo dei paesi dell’ Europa centro-orientale. L’ Europa
scelse di allargarsi in un primo tempo alla Germania dell’ est, in un
secondo a Svezia, Austria e Finlandia ed in un terzo ai paesi dell’ Europa
centro-orientale.
L’ingresso di Svezia, Austria e Finlandia (1995)
L’allargamento a Svezia,
Austria e Finlandia avvenne all’interno di un’Unione europea che aveva
mutato volto in seguito all’ approvazione, nel 1986, dell’ Atto unico
europeo e del Trattato di Maastricht. L’Europa, infatti, si avviava a vivere
un cambiamento rappresentato dalla prospettiva della moneta unica e dall’ inizio
di una politica estera nonchè di uno spazio interno di sicurezza
e di giustizia comuni con l’eliminazione di tutte le frontiere interne ai
Paesi membri. I negoziati furono rapidi e favoriti dalla modifica dell’
obbligo di neutralità e da una economia pari, se non superiore, alla media
europea.
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